Prezzo del petrolio, il braccio di ferro di Washington
Joe Biden ci ha provato, ma gli hanno risposto picche. Il presidente degli Stati Uniti aveva chiesto ai principali paesi produttori di petrolio di iniziare a liberare riserve strategiche per far scendere il prezzo dell’oro nero, che nell’ultimo anno è aumentato di quasi il 30%. Dopo aver incassato il no dei suoi interlocutori, l’inquilino della Casa Bianca ha deciso di fare di testa sua e di mettere sul mercato 50 milioni di barili per dare un respiro all’economia statunitense.
Attacco frontale ai principali produttori di petrolio
La mossa del presidente democratico è di portata storica per la sua unilateralità. La quantità di greggio che Biden intende mettere sul mercato è infatti un attacco frontale ai principali produttori di petrolio, che potrebbero anche rispondere abbassando la loro produzione. Biden sostiene di avere dalla sua parte non solo l’India, il Giappone e la Corea del Sud, ma anche la Cina. Il braccio di ferro di Washington sarebbe quindi con paesi come l’Arabia Saudita e, tanto per cambiare, la Russia e il Venezuela.
Biden, la cui popolarità è ormai in picchiata, si è visto in realtà costretto a calmierare i costi della benzina per venire incontro alle famiglie americane, soprattutto in vista delle elezioni di MidTerm del prossimo anno. Una mossa che però non farà piacere ai sostenitori della transizione ecologica che hanno contribuito a portare il democratico alla Casa Bianca.
Larivoluzione verde può aspettare
Lo stesso presidente ha già messo le mani avanti, tirando in ballo la dichiarata “pandemia” di Covid per giustificare una decisione che contraddice i canoni ecologici da lui stesso sponsorizzati. La rivoluzione verde, insomma, può anche aspettare. Soprattutto se c’è da fare il pieno.